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domenica 19 luglio 2020

Allenarsi al Caldo Può Migliorare le Prestazioni di Endurance?

In estate uno dei problemi principali, per la maggior parte dei podisti amatori italiani è quello di doversi allenare con temperature molto calde, che come tutti sappiamo diminuiscono notevolmente le performance, rispetto a correre con temperature invernali. 
La maggior parte cerca di uscire nelle ore meno calde della giornata, ma non sempre si riesce a correre in questi orari. 
Quindi come fare? Non disperatevi perché possiamo sfruttare il caldo estivo a nostro vantaggio!



ADATTAMENTI AL CALDO

Allenarsi con temperature elevate porta il nostro corpo ad attuare diversi adattamenti fisiologici per adeguarsi a tali temperature come mostra questa review.
Gli adattamenti principali dal punto di vista cardiovascolare che avvengono dopo un periodo di esposizione a temperature elevate sono: un aumento del volume del plasma sanguigno, un aumento del contenuto di acqua corporea totale, un aumento del volume sistolico, una riduzione della frequenza cardiaca, una miglior regolazione della sudorazione, un miglioramento del riempimento ventricolare e dell'efficienza miocardica.
La maggior parte degli adattamenti avviene in pochi giorni dall'inizio dell’esposizione a temperature elevate, ma per avere tutti i benefici si dovrebbero superare le due settimane di esposizione, dicono i ricercatori. Inoltre la magnitudo di questi adattamenti è molto variabile e dipende dalla temperatura, dall'umidità e dal tempo di esposizione.


STUDI

Nel 2019 viene condotta una meta-analisi per fare chiarezza riguardo questo argomento, analizzando diversi studi a riguardo, che sono così composti: vengono divisi gli atleti in due gruppi il primo svolge un numero variabile di allenamenti con temperature elevate(la maggior parte tra le 4 e le 5 sedute, solo 3 di questi studi arrivavano a 10-14 gg), mentre il secondo gruppo svolge gli stessi allenamenti ma con temperature intorno ai 20 gradi (o inferiori), alla fine dello studio viene condotto un test massimale (da 10’ a 30’ di durata) e vengono fatte altre misurazioni, a seconda degli studi.

Si conclude che il gruppo che si allena al caldo nella maggioranza dei casi migliora la performance, diminuendo anche la frequenza cardiaca durante il test, rispetto al gruppo di controllo che ha svolto tutti gli allenamenti a temperature inferiori. 
Inoltre si nota un leggero miglioramento riguarda RPE, ma viene considerato troppo piccolo per essere statisticamente significativo.
I ricercatori suggeriscono che questa strategia migliori la tolleranza dell'atleta al disagio durante l'esposizione al calore, ma potrebbe non alterare i marcatori fisiologici associati alla prestazioni, visto che non sono stati riscontrati miglioramenti riguardanti il VO2max, la concentrazione di lattato e l’aumento del plasma sanguigno. Come visto precedentemente il plasma sanguigno è uno di quegli adattamenti che raggiunge il proprio picco pochi giorni dopo l’esposizione a tali temperature e molti di questi studi hanno eseguito le analisi diverso tempo dopo, inoltre è influenzato da diversi fattori come lo stato di idratazione.

Alcune limitazioni riguardo questa meta-analisi sta nel fatto che la maggior parte degli studi aveva un campione inferiore a 20 persone e la durata, il tempo di esposizione e la tipologia di allenamenti variava notevolmente tra un gruppo e l’altro. Inoltre alcuni parametri venivano considerati solo in pochistudi.


STUDI PIÙ RECENTI

Altri studi più recenti: uno del 2019 (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6842970/) e uno del 2020 (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32436633/) hanno attuato questo protocollo per una durata maggiore (5 settimane e 5 settimane e mezzo) con ciclisti allenati nel primo studio ed elitè nel secondo.
Nel primo studio un gruppo ha svolto 5 allenamenti a settimana di 1h al 60% del VO2max con una temperatura crescente nel corso delle settimane da 35°C a 40°C, nel secondo studio un gruppo ha svolto 5 e poi 4 allenamenti settimanali di 50’ al 45% della propria potenza a 4 mmol/l di lattato. 
La temperatura durante le prime settimane era di 37.5°C con il 66% di umidità, per poi passare a 38.5°C con il 64%, in entrambi gli studi il gruppo di controllo ha svolto gli stessi allenamenti ma con una temperatura di 15°C.

Al contrario degli studi precedenti, in quest'ultimi veniva analizzata anche la massa emoglobinica (Hbmass), la quale è aumentata in entrambi i gruppi sottoposti agli allenamenti al caldo, al contrario del gruppo di controllo che non ha subito miglioramenti di questo parametro. Migliorare tale valore ha una forte correlazione con il miglioramento della performance , visto che determina in gran parte la capacità di trasporto dell'ossigeno nel sangue.

Nel primo studio la massa emoglobinica è aumentata del 3%, invece non sono state riscontrate differenze significative riguardo il volume del plasma, il volume dei globuli rossi e il volume del sangue, rispetto al gruppo di controllo.

Nel secondo studio l’hbmass è aumentato del 4,6%, inoltre si è riscontrato un aumento della potenza espressa a parità di lattato (4 mmol∙L-1) e un leggero aumento della potenza espressa su un test di 15’ e dell'efficienza lorda (rapporto tra il lavoro svolto e l’energia spesa) in una situazione di fatica, rispetto al gruppo di controllo.

Studi più vecchi non riportarono nessun aumento riguardo l’Hbmass, i ricercatori ipotizzano che questo risultato sia dovuto al fatto che tali studi erano stati condotti su un periodo di tempo troppo breve (da 10 a 21 giorni) per provocare un aumento dell'eritropoiesi. Si ipotizza che l’aumento iniziale del volume del plasma giochi un ruolo fondamentale per il successivo aumento dell’emoglobina.
La differenza (3 vs 5% di miglioramento) si ipotizza possa derivare anche da un leggera disidratazione, infatti nel primo studio si poteva bere a libitum, mentre nel secondo era limitato a mezzo litro, inoltre le condizioni e il momento in cui vennero fatte le misurazioni era leggermente differenti

PARALLELISMI CON L'ALLENAMENTO IN QUOTA

Si è notato come la percentuale di incremento del Hbmass sia leggermente superiore rispetto a quella che avviene dopo un periodo prolungato in quota, anche se i meccanismi che portano ad aumentare tale valore sono differenti. Infatti durante la fase iniziale della quota il plasma sanguigno diminuisce, cosa opposta a quello che succede con l’esposizione a temperature elevate.

Come si può notare dagli ultimi studi la performance è migliorata svolgendo solo gli allenamenti leggeri a temperature elevate, ecco un altro parallelismo con l’allenamento in altura, dove una delle strategie più utilizzate al momento è quella del “Live High Train Low”, dove viene passata la maggior parte del tempo e svolti tutti gli allenamenti facili in altura, mentre gli allenamenti più intensi vengono svolti ad altitudini più basse, così da non intaccare la performance durante il lavori più importanti.


ALCUNE DOMANDE CHE EMERGONO

Alla luce di questi studi sembrerebbe abbastanza palese che questa metodologia possa portare dei benefici sul miglioramento della performance, però non c’è ancora un protocollo preciso sia come durata (minima e massima), sia come temperatura. Inoltre è anche difficile poter attuare un protocollo preciso, visto che il tempo è molto imprevedibile, soprattutto in alcune zone, in più sorgono alcune domande...

Qual è la durata minima per avere degli effetti?
Per quanto rimangono gli effetti positivi?
C’è un limite di temperatura dove i benefici sono minimi o nulli? Visto che in tutti gli studi le temperature erano veramente molto elevate.
Se la temperatura di esposizione rimane costante gli effetti saranno minori rispetto ad un aumento della temperatura durante il periodo di allenamento al caldo? 

Per queste domande attualmente non c'è ancora una risposta univoca, ma credo che questa metodologia abbia un'ottimo potenziale e possa prendere sempre più piede nel corso dei prossimi anni.
In ogni caso se volessi provare ad applicare tale metodologia i miei consigli sono...

CONSIGLI PRATICI

Dal mio punto di vista quella di sfruttare il caldo estivo potrebbe essere un ottimo modo per migliorare le performance nelle gare di Settembre/Ottobre.

Come visto precedentemente si potrebbe attuare una strategia simile a quella che viene applicata in altura con la Live High Train Low strategy, per sfruttare appieno i benefici dell’allenamento al caldo e non intaccare la performance durante i lavori più intensi. 
Si potrebbero dunque svolgere gli allenamenti di corsa lenta nei momenti più caldi della giornata e correre i lavori la mattina molto presto oppure la sera tardi, così da sfruttare le temperature inferiori.

Unica nota su cui fare molta attenzione riguarda il fatto che non tutti reagiamo allo stesso modo al caldo, per cui ci saranno soggetti che ci metteranno molto tempo ad acclimatarsi, mentre ad altri gli sarà quasi impossibile correre sopra un certo limite di temperatura, in questo caso non bisogna fare gli “eroi” ed evitare di correre con certe temperature.

Inoltre se la temperatura è aumentata repentinamente negli ultimi giorni oppure non si è ancora ben acclimatati, bisogna cercare di non uscire subito nelle ore più calde della giornata, ma tempo permettendo di aumentare la temperatura delle vostre corse per gradi e correre in un percorso che abbia la possibilità di fermarsi a bere, in caso di necessità (sopratutto durante le prime uscite con temperature elevate).