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venerdì 11 gennaio 2019

CORSA CAMPESTRE: QUANDO È MEGLIO EVITARLA?


Con l’arrivo del nuovo anno inizia anche la stagione delle campestri, dove i podisti si dividono tra chi le ama e chi le odia, e molto spesso si sente dare il consiglio di fare le campestri perché sono “un’ottimo potenziamento muscolare”.
Ma le campestri hanno caratteristiche particolari e personalmente sconsiglio a certi corridori di correrle perché comporta più rischi che benefici.
Quindi in questo articolo andrò ad analizzare le varie categorie di runner alle quali sconsiglierei di correre le campestri.


RUNNER CON UNA GARA OBIETTIVO AD APRILE/MARZO

GARA OBIETTIVO 10 KM/MEZZA 


Se questi podisti incominciano a gareggiare già a gennaio con le campestri, rischiano di arrivare in forma troppo presto, cosi’ da rischiare di non raggiungere il picco di forma per la propria gara obiettivo. 
Può avere un senso invece gareggiare in qualche campestre da febbraio, rimane il fatto di non esagerare con le campestri perché anche se prese come “allenamento” sono sempre gare, con uno sforzo organico molto simile alla propria gara obiettivo e  necessitano di un adeguato recupero in seguito, 1-2 campestri possono andare bene per la maggior parte dei runner. In definitiva meglio incominciare a gareggiare dagli ultimi 2 mesi che precedono la gara clou.


GARA OBIETTIVO MARATONA

Discorso cambia per i maratoneti, loro invece meglio se gareggiano nel mese di gennaio/inizio febbraio su queste distanze, perché le andranno a svolgerle nel periodo speciale, ovvero in quella fase della stagione dove i ritmi gara non sono ancora cosi’ esasperati e si può lavorare su ritmi più veloci come durante le campestri dove lo sforzo organico è simile a gare intorno ai 10km.

Il rischio di arrivare in forma troppo presto è più debole visto che è uno stimolo poco specifico per un maratoneta e i sistemi energetici usati durante una maratona e una campestre sono molto diversi, quindi la campestre verrà corsa senza svolgere allenamenti troppo mirati e quindi non al massimo delle proprie potenzialità. Da non sottovalutare comunque il successivo recupero, visto che comunque rimane uno sforzo non indifferente.

PODISTI CON PROBLEMI AL TENDINE D’ACHILLE/CAVIGLIA

Un infortunio molto comune nel mondo del running sono problemi a livello del tendine d’Achille.

Le scarpe chiodate per loro natura hanno un drop quasi nullo (ovvero la differenza in cm di spessore tra
l’intersuola posta sotto il tallone e sotto l’avampiede) rendendole molto simili alle scarpe minimaliste. 
Questo porta ad un maggiore stress sul tendine d’Achille che viene stirato maggiormente ad ogni passo rispetto a correre con una normale scarpa da running, visto il minor drop.

Quindi per chi ogni tanto soffre di problemi al tendine d’Achille oppure per i runner più anziani che hanno strutture più fragili, non è il massimo correre con scarpe chiodate (anche se si corre sul “morbido”). 
Un aiuto per gli highlander delle corse campestri può essere quello di indossare una tallonetta per aumentare il drop della scarpa, che non sia eccessivamente alta, perché se il percorso è molto fangoso c’è il rischio di perdere la scarpa.

Sconsiglierei anche di partecipare a queste competizioni per i podisti che hanno avuto di recente una distorsione alla caviglia, visto che il rischio di una ricaduta sarebbe elevato, soprattutto se non si è svolto una programma riabilitativo e di potenziamento adeguato.

AMATORI OVER 50

Molto spesso questi podisti (giustamente) decidono di correre le campestri senza chiodate ma con scarpe da trail, per non sollecitare troppo le strutture tendinee. 
Il problema principale di gareggiare con questa scarpa è che l’intersuola è di diversi centimetri dal suolo e quindi correndo in un terreno erboso molto sconnesso (in alcune gare) con cambi di direzione molto secchi, il rischio di prendere una storta aumenta notevolmente, cosa che con una scarpa chiodata risulta molto meno probabile visto che l’intersuola è molto più sottile.


Quindi per gli amatori più anziani valuterei con attenzione se correre o meno una campestre, questo soprattutto in base al tipo di terreno.

CONCLUSIONE

Queste sono indicazioni generali perchè sicuramente esistono amatori anziani che non hanno mai avuto problemi a correre le campestri oppure come nel primo ci sono alcuni runner che faticano ad arrivare in forma per la gara clou e quindi devono incominciare a gareggiare già diversi mesi prima, altri invece hanno necessità di gareggiare poco perché rischiano di raggiungere il picco di forma troppo presto. 
Quindi la parola chiave è personalizzazione, ovvero tener conto delle esigenze di ogni individuo, valutando caso per caso cosi' da  massimizzare la prestazione ed evitare di infortunarsi.

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